Una giusta celebrazione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne arriva con il film Nome di donna (25 novembre), stasera in tv su Rai 1 dalle 21:50 ed in diretta streaming sul sito gratuito RaiPlay. Candidata ai Nastri d’argento ed al Globo d’oro, la pellicola è un omaggio alla forza femminile che non trova appigli nel viscido maschilismo che dilaga in tutti gli ambienti sociali. Un valido modo per ricordare le sofferenze e le umiliazioni di tante donne, protagoniste loro malgrado delle prepotenze operate da fallocrati frustrati ed incapaci di vivere in modo corretto. La storia raccontata può essere quella di chiunque e per questo conquista l’attenzione, trattenendola sino all’epilogo nel quale trova una risposta la speranza di giustizia. Sarà la risposta sperata?
Nome di donna (25 novembre): la trama
La giovane Nina Martini lascia Milano con la sua bambina e parte a cercare fortuna in Brianza. Viene presa in prova presso il Baratta, una rinomata residenza per anziani ricchi e grazie alla sua abnegazione ottiene il lavoro. L’assunzione rappresenta la conquistata serenità per Nina e sua figlia, ma tutto cambia quando la giovane donna subisce le insistenti avance del direttore della clinica, Marco Maria Torri, che dopo le tentate violenze, abusa del suo potere e comincia a fare mobbing sulla nuova assunta. La situazione diventa sempre più ingestibile e Nina decide di denunciare Torri, che ha già molestato altre dipendenti prima di lei. Nessuna delle colleghe, però, è disposta a denunciare il direttore e, così, la giovane si ritrova da sola, visto che anche il sindacato non riesce ad essere incisivo nella vicenda. Dopo la denuncia che porta all’archiviazione del caso, Nina viene sospesa dal lavoro e si rivolge a Don Gino che oltre a darle un’occupazione in chiesa, decide di aiutarla in quella situazione. Il prete già in passato aveva accolto la richiesta di aiuto di Sonia ex inserviente del Baratta molestata da Torri, e di suo marito, che poi avevano finito per accontentarsi di una buona uscita invece di andare avanti nella denuncia del direttore. Nina riceve l’offerta di tornare a lavorare al Baratta in cambio di una dichiarazione nella quale ritratta tutte le accuse contro Torri, ma la donna sceglie di andare avanti nella sua battaglia sostenuta da don Gino, dal suo compagno e soprattutto dall’avvocato Tina Della Rovere. Il processo contro il direttore si conclude con la sua condanna ad un anno con la condizionale, ma l’avvocato Della Torre ritiene la pena inadeguata e presenta immediato ricorso. Riuscirà la giustizia a fare chiarezza nel caso, comminando le giuste pene ai responsabili della penosa vicenda?
Curiosità e cast del film
Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ed il film Nome di donna rappresenta un buon modo per denunciare i frequenti crimini sessisti compiuti ancora oggi a loro danno. La giornata, riconosciuta dall’Assemblea Generale dell’Onu il 17 dicembre del 1999, fu scelta simbolicamente il 25 novembre per ricordare l’uccisione, ordinata dal dittatore Rafael Leónidas Trujillo,delle tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal in Repubblica Dominicana, oltre che per ricordare l’inizio dei «16 giorni di attivismo contro la violenza di genere», sfociati nella giornata mondiale dei diritti umani, celebrata il 10 dicembre. La pellicola distribuita nel 2018 è diretta da Marco Tullio Giordana ed è stata prodotta con il sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e della Regione Lazio. Cristiana Capotondi (Notte prima degli esami) interpreta la protagonista Nina Martini, mentre il viscido direttore Marco Maria Torri ha il volto di Valerio Binasco. L’indomito avvocato Tina Della Rovere è interpretata da Michela Cescon, mentre Renato Sarti è don Gino, Bebo Storti è don Roberto Ferrari e Vanessa Scalera (Imma Tataranni sostituto procuratore) è Sonia Talenti.