Presentato in Concorso all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Ferrari è il nuovo film di Michael Mann, regista di pellicole come Collateral, Insider, Heat, tutte di ottima qualità e un po’ distanti dal risultato ottenuto dal “melodramma in forma d’opera lirica” in uscita nei cinema italiani il 30 novembre 2023. Il film affronta uno dei periodi più complicati e dolorosi della vita di Enzo Ferrari, ex pilota italiano e fondatore della celebre azienda automobilistica, e vede nel cast un magnifico Adam Driver nel ruolo del protagonista, Penelope Cruz (The Counselor) in quello della moglie Laura e Shailene Woodley nelle vesti di Lina, l’amante di Ferrari e madre di Piero Lardi. Con loro anche Sarah Gadon, Gabriel Leone, Jack O’Connell e Patrick Dempsey.
La trama
È l’estate del 1957. Dietro lo spettacolo della Formula 1, l’ex pilota Enzo Ferrari è in crisi. Il fallimento incombe sull’azienda che lui e sua moglie Laura hanno costruito da zero dieci anni prima. Il loro matrimonio si incrina con la perdita del loro unico figlio Dino. Ferrari lotta per riconoscerne un altro, avuto con Lina Lardi. Nel frattempo la passione dei suoi piloti per la vittoria li spinge al limite quando si lanciano nella pericolosa corsa che attraversa tutta l’Italia: la Mille Miglia.
La recensione di Ferrari
Basato sul romanzo Enzo Ferrari: The Man, The Cars, The Races, The Machine di Brock Yates, il film ripercorre solo 4 mesi della vita di Enzo Ferrari, mettendo in luce gli stati d’animo dei protagonisti grazie a inquadrature studiate nei dettagli per ogni situazione, dai litigi alle gare automobilistiche: campi-controcampi gestiti in maniera classica e numerosi primi piani, ma anche riprese dall’alto e camera car. Nella corsa della Mille Miglia però è presente qualche imperfezione, perché il regista si concentra più sulla velocità dell’azione e sul dramma.
L’obiettivo di Mann, che lavora al progetto dal lontano 1991, non è quello di puntare tutto sulla mitizzazione di Ferrari: a colpire è infatti la scelta di porre un’attenzione particolare verso l’uomo, con le sue fragilità e le sue contraddizioni morali, soprattutto dopo l’ennesimo fallimento di quel tempo, quando le morti iniziano a essere troppe e il peso sulla coscienza diventa sempre più vivo, nonostante non voglia darlo a vedere. È lui stesso ad ammettere di aver chiuso le porte ai sentimenti, perché affezionarsi a qualcuno e rischiare di perderlo significa sofferenza, e ora è deciso a non lasciarsi più andare; una realtà, quest’ultima, messa in chiaro dall’espressività di Adam Driver, perfettamente in parte nonostante la poca somiglianza con il vero Enzo Ferrari. Per intenderci, il suo personaggio appare spesso cupo, distaccato nei confronti degli altri e pensieroso, come fosse perennemente (o quasi) in conflitto con sé stesso.
È un peccato invece che Penelope Cruz abbia un ruolo decisamente secondario nella storia raccontata dal cineasta con un approccio personale, perché la sua performance è incredibile tanto quanto quella di Shailene Woodley, ma la prima avrebbe meritato più spazio, anche visto il ruolo affidatole: la moglie di Ferrari. Per quanto riguarda la rappresentazione di un’epoca ormai lontana dal nostro presente, Michael Mann riesce nell’intento di coinvolgere emotivamente, facendo riaffiorare nella mente di chi guarda i propri ricordi visivi e sonori legati a quel passato. L’attenzione al dettaglio in tal senso è sublime, così come la tecnica utilizzata per presentare uno dei momenti più toccanti e crudi (a livello psicologico e visivo) della Mille Miglia, capace di impressionare lo spettatore. Ma qualcosa stona nel lungometraggio: una sceneggiatura misera e inconsistente.
Voto: 6