C’è tanta attesa per DogMan, presentato all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e interpretato da Caleb Landry Jones. La pellicola sarà distribuita nelle sale italiane a partire dal 28 settembre 2023, il giorno dopo l’uscita ufficiale in Francia, Paese in cui il film è stato prodotto. Diretto da Luc Besson, regista di Nikita, Cose Nostre – Malavita, Lucy e il più recente Anna, il lungometraggio vede protagonista un uomo dal passato difficile, pronto a tutto per amore dei suoi cani e dare sostegno ai più deboli. Nel cast, oltre al protagonista, ricordiamo che sono presenti Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Clemens Schick e Grace Palma.

La trama

DogMan vede Caleb Landry Jones (Get OutTre Manifesti a Ebbing Missouri) nei panni di Douglas, un uomo chiuso in un penitenziario che durante un colloquio con la psichiatra dell’istituto racconta la sua storia, quella di un bambino maltrattato, rinchiuso dal padre in una gabbia assieme a dei cani per aver dimostrato affetto nei loro confronti, che ha trovato rifugio e amore grazie ai suoi amati amici a quattro zampe, definiti da lui stesso “bambini”. L’uomo vive sulla sedia a rotelle e lavora prima in un canile, dove i quadrupedi diventano a lui devoti, e poi si trasforma in una drag Queen per esibirsi in un locale molto apprezzato del Paese. Proprio quando la sua vita sembra aver preso la giusta piega (secondo il suo punto di vista), viene arrestato dalla polizia e ascoltato dalla dottoressa alla quale confida ogni dettaglio del suo passato, dandole completa fiducia perché pare che i due abbiano qualcosa in comune. Da qui inizia un racconto tanto doloroso quanto impressionante.

La recensione di Dogman

L’idea del film di Luc Besson parte da un articolo di giornale che raccontava, appunto, la storia di un bambino chiuso in una gabbia quando aveva solo 5 anni. DogMan inizia dalla fine, ovvero dall’arresto del protagonista, per poi tornare indietro nel tempo e ripercorrere tutta l’esperienza vissuta da quest’ultimo, a partire dal dolore provato in tenera età che, guardando con assoluta incredulità e sgomento le scene riprese dal regista, diventa anche un po’ nostro. Una strategia, quella di alternare passato e presente per mostrare le dinamiche che hanno portato l’uomo all’arresto, spesso utilizzata sul grande schermo, ma non sempre così funzionale come in questo caso. Perché qui, seppure il tempo della narrazione cambi più volte, nulla viene lasciato al caso e tutto scorre in maniera fluida, senza confondere lo spettatore: è tutto chiaro e il ritmo è così serrato che la tensione resta sempre alta. Se volete provare emozioni profonde e durature è certamente la pellicola giusta.

Empatizzare con Douglas non è affatto difficile, anche perché la potenza visiva non manca: DogMan, a parer nostro, è il primo film di Venezia davvero in grado di scuotere l’animo delle persone, a cominciare dalla precisa e impeccabile caratterizzazione del protagonista, che ricorda molto per atteggiamento, psicologia del personaggio ed espressività il Joker interpretato da Joaquin Phoenix nella pellicola del 2019 diretta da Todd Phillips e che, tra l’altro, ha vinto il Leone D’Oro al Festival di Venezia di quell’anno. La sensazione di trovarsi di fronte a un pazzo emerge da ogni postura, gesto, sorriso e sguardo perché sono tutti elementi che incutono timore, perfino quel tono di voce così pacato e inquietante allo stesso tempo che è solito usare soprattutto quando per aiutare gli altri e sé stesso è “costretto” a fare del male alle persone, avvalendosi dell’aiuto dei cani in quanto disabile. Possiamo definirlo un antieroe, per il quale continueremo a tifare nonostante tutto. Un personaggio sopra le righe, psicologicamente complesso, che sembra non avere paura di nulla ma allo stesso tempo mostra le sue fragilità nel passato e mai quando l’inquadratura torna al dialogo con la psichiatra. Anche solo per la magistrale interpretazione del protagonista, la cui espressività è sempre convincente e mai fuori luogo, la pellicola meriterebbe di ottenere un enorme successo al botteghino.

Nel mondo di Douglas i cani sono meglio di certe persone, glielo ha dimostrato anche la vita. E il loro amore è diverso, perché vero, puro: una delle scene più belle infatti ritrae il protagonista mentre legge ai suoi “simili” dei passi di Romeo e Giulietta. “Simili” perché non esistono più differenze, solo una completa fedeltà l’uno verso gli altri. Tutti randagi – l’uomo e i quadrupedi di razze differenti – tutti nascosti, tutti dimenticati. Un altro aspetto positivo è il fatto che nella pellicola la figura del cane sembra essere intoccabile, quasi sacra: nessuna inquadratura mostra atti di violenza contro quei bellissimi e dolcissimi animali, anche se dopo l’addestramento di Douglas di tenero in loro sono rimasti perlopiù la camminata e il musetto.

Voto: 8.5