Woody Allen torna alla regia con un nuovo noir intitolato Colpo di fortuna (Coup de Chance in francese, lingua originale). Presentato Fuori Concorso all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film arriverà nelle sale italiane 6 dicembre distribuito da Lucky Red e vede nel cast Lou de Laâge, Melvil Poupaud e Niels Schneider nei panni dei protagonisti, affiancati da Valérie Lemercier nel ruolo della madre di Fanny.
La trama
Colpo di fortuna parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati. Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…
La recensione di Colpo di fortuna
A quasi novant’anni Woody Allen riesce ancora a sorprendere il suo pubblico con un’idea brillante e una sceneggiatura carica di cinismo e sagace, dove il concetto di fortuna assume un ruolo fondamentale per tutta la durata e in particolare nel finale, dove tutti i nodi vengono al pettine e l’ironia prende il sopravvento. Interamente girato in lingua francese, il film torna a mostrare le ville parigine di Midnight in Paris e le lunghe passeggiate per le vie della città dei protagonisti – questo nella prima ora – per poi passare a situazioni che talvolta rasentano il grottesco dalla metà in avanti. Ma andiamo per gradi.
Un gioco di luci e ombre è quello che si riflette sui volti dei protagonisti di Colpo di fortuna, una commedia romantica che ben presto si trasforma in una sorta di noir – inatteso – dai risvolti a dir poco esilaranti. Inizialmente tutto lascia pensare che il regista voglia concentrarsi sul mostrare la semplice conoscenza approfondita tra i due ex compagni di scuola, portata alla luce con una macchina da presa pronta a seguire tutti i movimenti a piedi dei due amanti, prima spostandosi davanti a loro, poi dietro; prima mostrando il volto di lei, poi quello di lui, e infine riprendendo la coppia a distanza per poi tornare sui primi e primissimi piani. Tutto ciò a più riprese.
Insomma, il Maestro non perde un colpo, affiancato dal Direttore della fotografia Vittorio Storaro, che alterna sapientemente colori caldi e accesi nelle scene in cui è presente l’amante e colori freddi in quelle dove è protagonista il fidanzato ufficiale. Questo dimostra che nulla è lasciato al caso, anche se il finale, studiato nei minimi dettagli come tutto ciò che accade nella pellicola, avrà molto a che fare con il concetto di fortuna e quanto esclamato dai protagonisti della storia in merito al tema. Per questo consigliamo di ascoltare bene i dialoghi, anche quelli che di primo acchito possono sembrare superflui, perché tutto acquisterà importanza via via che la sceneggiatura – originale, arguta e solida – prende forma sullo schermo grazie a Lou de Laâge, Niels Schneider e Melvil Poupaud. In ogni caso, la volontà del regista pare proprio quella di vedere il pubblico esultare per il geniale esito della vicenda.
Il caso è l’elemento che torna sempre, sin dal principio, da quando per un colpo di fortuna i due amanti si incontrano, a distanza di molti anni in una via parigina, e decidono di proseguire il cammino insieme. Lei è divisa tra due uomini che hanno visioni diverse della vita: l’amante, dolce e sognatore, vede nel “caso” qualcosa di bello ed entusiasmante, mentre il fidanzato, un uomo manipolatore, immaturo e calcolatore, pensa che non esistano le coincidenze e che sia necessario crearsi la fortuna da soli. Chi ha ragione e chi ha torto? Nel finale il regista risponde al quesito in un modo del tutto inaspettato, dando una bella lezione di cinema a chi pensava che avesse perso il suo smalto.
Infine, precisiamo che non si sente per nulla la tensione del noir, così come provare empatia verso i personaggi è quasi impossibile, perché Allen non solo si avvale di un ritmo narrativo serrato – dal “dramma” si passa alla battuta leggera o a una scena comica in pochi minuti – ma pone l’attenzione sull’aspetto ironico-cinico che caratterizza la commedia, mettendo in secondo piano gli elementi tipici del thriller e prediligendo la leggerezza.
Voto: 8,5