Augusto Daolio e i Nomadi, un sodalizio che è resistito alle beffe di una vita della quale non possiamo decidere i tempi: ne dettagliamo, però, i modi e possiamo imprimere la nostra orma con l’evidente opzione del libero arbitrio. Oggi, 18 febbraio 2023, Augusto Daolio avrebbe compiuto 77 anni. Raiplay e Poalo Mieli hanno riservato al cantautore emiliano e al gruppo più longevo della storia.

Lungo l’asse della via Emilia, quando il cantautorato proliferava sulla riva del Po e sfornava i più grandi talenti artistici – siamo negli anni Sessanta – Augusto Daolio e Beppe Carletti si conoscevano già da un po’. Avevano già fondato una band, I Monelli, ma è nel 1964 che decidono di cambiare ottica, prospettiva, nome al gruppo: nascono i Nomadi. Interessantissimo il documentario di Raiplay, val la pena guardarlo.

Quando nascono i Nomadi

Augusto aveva 17 anni, due anni dopo diedero vita al primo grande successo: Come potete giudicare, divenne un inno della ribellione studentesca e i Nomadi vennero subito percepiti come un gruppo a se stante, vicino alla rivoluzione giovanile, sensibile a quelle tematiche.

I temi trattati: rabbia, protesta, amore e politica

Si dice che la loro impronta, inconfondibile, fosse quella di conservare una coerenza inscalfibile: Augusto e I Nomadi dalla parte degli ultimi, senza appello e distinzione, in un percorso che include la musica e la travalica, lambisce la politica e la oltrepassa, carezza la cultura e la rimodula. Nelle canzoni hanno portato rabbia e protesta, amore e quotidianità: i Nomadi sono sopravvissuti ad Augusto anche grazie ad Augusto, diventato immortale, una icona ancora celebrata, presente, presa a modello e a riferimento.

I Nomadi, riferimento generazionale degli anni Sessanta

Franco, Gianni, Gualberto, Beppe e Augusto: figli della pianura, lontani dal perbenismo, assolutamente affini a coloro cui la morale dell’epoca non concede la possibilità di esprimersi. Capelli lungi, camicie a fiori, pantaloni larghi, e la faccia magnetica del cantante con la barba e dall’espressione penetrante: il complesso si fa le ossa nelle balere emiliane, il talento di Augusto è naturale, magnetico. Una parte di mondo li comincia a disprezzare, a insultare; l’altra parte li erge a protagonisti assoluti.

L’incontro con Francesco Guccini

Nella primavera del 1966, l’incontro dei Nomadi con Francesco Guccini che comincia a scriverne quasi tutte le canzoni: sono suoi i testi di molti dei brani famosi dei Nomadi.

Pezzi originali che sembrano cuciti addosso ad Augusto: il sodalizio tra Guccini e Augusto viene immediatamente definito dalla critica come il duo che pensa e che fa pensare.

Augusto Daolio e i Nomadi: Dio è morto

Poi, 1966, incidono Dio è morto: canzone che vive il paradosso di essere boicottata da qualunque organi di informazione ma non da una parte dell’ecclesia, che ne coglie le sfumature più profonde.

Augusto Daolio e i Nomadi: Canzone per un’amica

In pochi mesi diventano uno dei più importanti gruppi beat italiani, nel 1968 arriva un altro capolavoro: Canzone per un’amica, a quattro anni dall’inaugurazione dell’Autostrada del Sole, dedicata a un’amica che ha perso la vita in un incidente stradale. Anche questo brano viene boicottato: non si poteva dire che in autostrada si moriva.

Augusto Daolio e i Nomadi: Un pugno di sabbia

La fine degli anni Sessanta segna anche la fine del sodalizio con Guccini: i Nomadi, allora, compiono una scelta coraggiosa. Arriva Un pugno di sabbia. Canzone d’amore scritta e interpretata da un gruppo che d’amore non parlava mai. Anche questa, un successo.

Augusto Daolio e i Nomadi: Io vagabondo

Cui fa seguito il personalissimo inno alla vita dei Nomadi: Io vagabondo. È una canzone in cui si parla dell’esistenza in termini assoluti e ottimistici: lo zaino in spalla alla ricerca di risposte, la vita on the road quale prassi sempre più consolidata.

Io vagabondo vende più di un milione di copie e diventa un inno popolare che, ancora oggi, esiste e resiste nelle playlist di coloro che ormai sono cresciuti ma anche di chi Augusto non ha fatto in tempo a incrociarlo. È successo, però, che le sue canzoni siano sopravvissute.

La frattura dei Nomadi: Augusto e Beppe ricominciano soli

Nel 1989 la dolorosissima e inattesa rottura del gruppo: Augusto e Beppe contro il resto della band per elementi di tensione che si erano acuiti e per la cui emersione basto un pretesto.

Augusto e Beppe vivono un periodo di travaglio interiore prima di riprendere il percorso con altri due nuovi componenti. Nel 1991 il nuovo album, Gente come noi, riporta i Nomadi in cima alle classifiche di vendita.

La malattia e la morte

Augusto Daolio ha fatto in tempo a stravolgere usi e costumi, a incidere nel contesto artistico e culturale, a entrare nei cuori di almeno tre generazioni.

Poi è deceduto prematuramente: aveva 45 anni, era il 1992 e le sue condizioni di salute peggiorarono in maniera letale per un tumore ai polmoni che gli aveva provocato numerosi mal di testa e ne aveva limitato la quotidianità. Non fosse stato così, Augusto, da quel palco, non sarebbe sceso mai: la musica era la sua vita.

Tagged in:

Raiplay