Continua a far parlare di sé il libro Il vaso di Pandoro di Selvaggia Lucarelli, la giornalista che ha raccontato il successo e la caduta di Chiara Ferragni e Fedez. Nelle ultime ore, però, a diventare virale è stata la storia di una ex dipendente della società dell’imprenditrice, Giulia, la quale ha voluto accendere i riflettori sulle condizioni di lavoro all’interno dell’azienda di Chiara Ferragni. Ma sentiamo cosa ha detto la giovane.
La storia di Giulia, ex dipendente di Chiara Ferragni
In seguito all’uscita del libro di Selvaggia Lucarelli Il vaso di pandoro, sulla salita al successo di Chiara Ferragni e Fedez, sono stati in molti a puntare il dito sulle condizioni di lavoro all’interno delle aziende dell’imprenditrice. A scatenare il dibattito la storia di una ex dipendente del sito The Blonde Salad, la quale ha raccontato la sua storia da stagista con un compenso di soli 300 euro al mese per 8 ore di lavoro giornaliere.
Il video virale della giornalista
A leggere e commentare il capitolo del libro nel quale si racconta la storia di Giulia è stata la giornalista Charlotte Matteini, la quale, in un video diventato poi virale su Instagram, ha analizzato la storia di Giulia. “La società veniva gestita in tutto e per tutto da Fabio Maria Damato, il suo braccio destro, e dal team aziendale. Lei non sapeva neanche i nomi dei suoi dipendenti, ma questa non è una scusante, perché i contratti li firmava lei”, racconta quindi Matteini nel video. “Il giro d’affari rispetto alla vendite delle immagini di Chiara Ferragni era altissimo. Giulia ha lavorato in stage per TBS Crew per un anno a 300 euro al mese, a Milano. Lavorava per 8 ore al giorno. Extra ed eventi compresi. Lo stage non era formativo perché nessuno l’ha mai formata, lei lavorava e basta”.
Il contratto dopo lo stage
Poi, la giornalista prosegue parlando del periodo in cui Giulia era in gravidanza, senza alcuna tutela di tipo lavorativo: “Giulia dice che quando è rimasta incinta ha lavorato fino alla data del termine e poi loro le avrebbero detto ‘tu continua a fatturarci la stessa cifra, se poi ogni tanto c’è bisogno di fare qualcosa ti scriveremo‘. Ma cosa succede? Che a due mesi dal parto Fabio Maria Damato inizia a darle dei compiti fuori dalle sue mansioni. Questo perché ovviamente essendo un contratto a partita iva lei non aveva le tutele che spettano di solito alle dipendenti in maternità”. E conclude: “Poco dopo, offrono alla ragazza un contratto da manager editoriale del sito a 1600 euro al mese, da assunta, ma senza rimborso spese. Giulia è un po’ incerta e, dopo 12 ore, viene a sapere che hanno dato il lavoro a un amico di Damato (…) In un’azienda con marginalità altissime le offerte che si sono susseguite non sono state all’altezza del nome dell’azienda”.