Caterina Balivo ha parlato di lavoro e maternità in un’esclusiva intervista con il Corriere della Sera. Al giornale, la conduttrice di La volta buona ha raccontato della sua vita da mamma e personaggio tv, spiegando in che modo riesca a trovare un equilibrio tra la vita personale e quella professionale. Vediamo quindi insieme tutti i dettagli dell’intervista della presentatrice, mamma di Guido Alberto di 11 anni e Cora di 7, avuti dal marito Guido Maria Brera.
Caterina Balivo su carriera e figli
Caterina Balivo, amatissima presentatrice Rai, ha rilasciato un’intervista nella quale si è espressa su maternità e carriera. Alle pagine del Corriere della Sera, la conduttrice ha spiegato in che modo riesca a gestire i suoi due figli, Guido Alberto di 11 anni e Cora di 7, lavorando in tv. “La bimba piange perché non la vado a prendere a scuola e io, senza sensi di colpa, le dico: ‘Mamma lavora’. Se lei replica: ‘Allora tu preferisci il lavoro a me?’, le spiego che la mamma ha semplicemente orari diversi e non riesce ad essere fuori da scuola”, ha esordito.
Caterina Balivo e il periodo del Covid-19
Al Corriere della Sera, poi, Caterina Balivo ha raccontato la sua esperienza durante il periodo del Covid-19. “Io non lascerei mai il lavoro per i figli, pur amandoli moltissimo”, ha spiegato. “Durante il Covid ho fatto io un passo indietro, sono rimasta a casa per tenere gli equilibri familiari e quando sono tornata al lavoro è stato complicato”.
La differenza nell’educazione di maschi e femmine
Nel corso dell’intervista, Caterina Balivo ha quindi parlato della differenza nell’educazione dei suoi due figli, riconoscendo di ricadere spesso negli stereotipi di genere. “Se ci penso bene mi rendo conto che a lei, e solo a lei non al maschio, dico spesso: ‘Stai composta, non alzare la voce’. Come se culturalmente le donne dovessero starsene zitte, senza dare fastidio. E questo è sbagliato”, ha ammesso la conduttrice. “Come è sbagliato che spesso tra noi donne non parliamo di soldi: dobbiamo cominciare a leggere di più le pagine economiche, o non riusciamo neppure a chiedere un aumento”.