“C’eravamo lasciati l’ultima volta con un’idea di progetto e noi ci abbiamo lavorato in modo assiduo, e abbiamo creato la Fondazione Giulia Cecchettin e la presenteremo a Montecitorio il 18 novembre, saremo ospiti del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè nella Sala della Regina e lì presenteremo i nostri progetti”. Così Gino Cecchettin ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa su NOVE a un anno dalla scomparsa della figlia Giulia.
Sugli obiettivi della Fondazione: “Potevamo vederla da tanti punti di vista la nostra vicenda ma io ho cercato di portare il bello di Giulia, una delle missioni che ha la Fondazione è portare avanti il nome di Giulia e il suo modo di vedere la vita, lei era una ragazza che amava vivere, era buona ed altruista e su questa linea vorremmo continuare. Abbiamo individuato quello che è il primo progetto, quello più importante, che è anche inserito nello Statuto, che è quello di fare formazione. Vorremmo insegnare la bellezza dell’amore che tradotto significa far capire agli studenti che amare è molto meglio che odiare, significa fare dei piani didattici che i nostri membri del comitato tecnico che sono tutti professori universitari, psicologi, pedagogisti, elaborano. Stanno lavorando a questa proposta che porteremo nelle scuole, vorremmo fare un percorso che ha la velleità di portare un’ora di educazione affettiva nelle scuole. Per spiegare la differenza che c’è tra amore e possesso, tra amore ed odio, facendo virtù del modo di parlare, il linguaggio è importantissimo, come diciamo le cose fa la differenza e può creare empatia o distacco, amore o odio, pace o guerra e questo va insegnato ai ragazzi, fin da bambini. Io ho visto con la mia esperienza che concentrandosi su cose positive, anche nelle situazioni in cui non sembrano esserci cose positive, ma concentrandosi sul bello, questo porta a qualcosa di costruttivo. Stiamo lavorando assiduamente e cominceremo ad essere attivi con il piano da gennaio febbraio 2025”.
Sui contributi utili alla Fondazione: “la Fondazione ha bisogno sia del contributo economico, ma ha bisogno anche della disponibilità a collaborare di professionisti, psicologi, psicoterapeuti perché vorremmo avere dei presidi su ogni regione in modo tale che il nostro comitato tecnico possa diffondere i nostri valori e noi pensiamo di lavorare su concetti condivisibili, vogliamo condividere quella che è la bellezza di un approccio sicuramente buono, non sicuramente un approccio di scontro, puntiamo all’incontro tra le persone e al dialogo”
Sull’obiettivo di portare le famiglie ad insegnare ai figli ad accettare le sconfitte: “La vita è fatta di ostacoli che dobbiamo superare e probabilmente noi genitori cerchiamo di togliere più ostacoli possibili. Molto spesso però non facciamo il bene dei ragazzi, anzi un po’ di turbolenza è necessaria perché ti fortifica. Il che non vuol dire essere un genitore troppo autorevole o poco autorevole ma usare la giusta autorevolezza per far gestire un po’ di problematiche ai ragazzi, questo consente loro di sviluppare delle attitudini che in alcuni casi non avrebbero modo di sviluppare e anche di fargli capire qual è lo sforzo che serve per ottenere dei risultati. E poi quando arriva la sconfitta non solo accettarla, ma farne virtù. Perché da una sconfitta si può imparare quello che è andato storto e farne tesoro per la prossima avventura”
Sull’obiettivo di collaborare con le associazioni che si occupano di violenza di genere: ‘La nostra fondazione è inclusiva, non esclusiva. Vogliamo lavorare di concerto con altre fondazioni e associazioni perché io sono convinto che l’unione fa la forza. E l’obiettivo comune è quello di arrivare ad avere meno femminicidi e meno violenza possibile e unendo le forze lo possiamo ottenere. Aiuteremo le associazioni che già si adoperano per questa tematica e su progetti verticali faremo qualcosa assieme”

Sulle sensazioni provate durate il processo: ‘Durante il processo sono riuscito ad ascoltare le parole di Filippo senza provare odio o rabbia. E questo esercizio l’ho fatto per un anno perché mi sono accorto di quanto sia importante per portare valore. Però mi sono accorto che intorno a me si respirava qualcosa di negativo ed è umano e comprensibile però quando tutti questi sentimenti vengono poi messi nel proprio ecosistema, ecco mi è sembrato di vedere come se noi vivessimo in un’atmosfera in cui siamo noi singoli che possiamo creare ossigeno o anidride carbonica. Quando capita qualcosa di negativo sta a noi come reagire. Se reagiamo positivamente portiamo a casa ai nostri figli, ai nostri cari, un sentimento di amore creando valore nel sistema. Viceversa, se ci facciamo sopraffare dal sentimento negativo tutto questo non avviene anzi avverrebbe il contrario. Io sono riuscito a non odiare, non so come ho fatto ma penso che il segreto sia concentrarsi sui proprio cari, che ci danno amore e bellezza ed è il consiglio che mi sento di dare a tutti”
Su Giulia come simbolo della lotta al femminicidio: ‘Qualche mese fa avevamo un progetto cioè aiutare le persone vittime di violenza. E siamo riusciti in qualche modo, anche solo parlando, portando il suo messaggio di fratellanza…devo dire che qualcosa si è iniziato a vedere. Qualche settimana fa una ragazza mentre andavo in Puglia per la presentazione del libro, mi ha detto: grazie perché con quello che fai io sono rimasta in vita. La sera stessa mi ha scritto una mail e mi ha detto che quello era un viaggio che oggi si poteva permettere perché aveva lasciato il fidanzato, aveva preso coraggio grazie a quello che stiamo facendo e quella visita era una cosa che sognava da anni, non le era permesso di andare a trovare una sua amica. Sentirmi un po’ artefice di questo cambiamento mi ha fatto capire che questa è la strada giusta. Questa ragazza si chiama Lara e spero che episodi come quelli di Lara possano moltiplicarsi fino a far sì che non si sentano più notizie di femminicidi.
Su come mai non esiste una parola per definire un genitore che ha perso un figlio, come ricordato anche dal Papa: ‘Io questa domanda me la sono posta e la mia risposta è che noi siamo genitori per sempre, fino all’ultimo dei nostri giorni, quindi io sarò sempre il papà di Giulia’.
Sull’impegno nella Fondazione e il suo grazie a chi sta collaborando: “Rinnoverò il mio impegno costantemente, voglio ringraziare chi ci sta dando una mano e dedicando il proprio tempo libero alla Fondazione. Voglio ringraziare persone che fanno parte del CDA, la dottoressa Anna Maria Tarantola, Anna Fasano, il prefetto Maria Luisa Pellizzari, Federica Pellegrini, la rettrice Mapelli dell’università di Padova, e poi abbiamo un team di professionisti del Comitato scientifico, il team c’è e sono sicuro che faremo cose importanti. Il mio impegno c’è e lo metterò nell’andare avanti in questo progetto. Io rivivo Giulia tutti i giorni in questo progetto e so che lei vive se non fisicamente ma vive nella memoria e in quello che stiamo facendo.