Una nuova sentenza della Cassazione ribalta tutto riguardo alla TARI, la tassa sui rifiuti: sono tanti i Comuni che dovranno restituire un mucchio di soldi ai cittadini.
E anche quest’anno, come ogni anno, bisogna pagare la Tari, la tassa sui rifiuti. Si tratta di un’imposta che dobbiamo versare non allo Stato centrale – come ad esempio l’Irpef – ma al nostro Comune di residenza. L’importo varia in relazione a diversi fattori: dimensioni della casa, numero di componenti della famiglia e Comune di residenza.

Infatti, a parità di dimensioni della casa e di rifiuti prodotti, vivere in un Comune piuttosto che in un altro può comportare differenze significative: laddove la raccolta differenziata è ancora poco sviluppata, l’importo della Tari sarà inevitabilmente più alto. Molte famiglie da anni lamentano il fatto di pagare una cifra che ritengono eccessiva.
Certo quando si tratta di pagare una tassa, soprattutto in questo periodo di carovita, qualunque cifra sembra eccessiva poiché si tratta dell’ennesima spesa che grava sulle nostre tasche. Tuttavia, in alcuni casi, non è semplice suggestione: ci sono famiglie che davvero, per anni, hanno pagato più del dovuto. Come fare a saperlo? Bisogna controllare un certo dettaglio sui bollettini che ci arrivano ogni anno.
TARI, arrivano i rimborsi: ecco per chi
Una nuova sentenza della Cassazione ha stabilito, una volta e per tutte, quali sono i fattori che possono o non possono incidere sulla Tari, la tassa sui rifiuti che ogni anno paghiamo al nostro Comune di residenza. Controlla subito un certo dettaglio: se fai parte di una certa categoria ti spettano ingenti rimborsi.

Con la sentenza 18358/2025 la Corte di Cassazione ha chiarito che molte famiglie, per anni, hanno pagato un importo più alto di quello dovuto al proprio Comune per un errore di interpretazione della vigente normativa da parte dei Comuni stessi. L’errore, in poche parole, consiste nell’aver calcolato l’importo della tassa su una superficie più ampia. La Cassazione ha puntualizzato che il calcolo della Tari deve basarsi esclusivamente sulla superficie abitabile.
Pertanto i Comuni non possono tenere conto, nel calcolo, di altri spazi come, ad esempio, la cantina, il garage o il balcone. Errore che, invece, è stato portato avanti per anni facendo sì che tantissime persone hanno pagato importi persino doppi rispetto a quelli che avrebbero dovuto versare. Che cosa possono fare i contribuenti a questo punto?
Per prima cosa occorre passare al vaglio tutti i bollettini della TARI che abbiamo pagato negli ultimi 5 anni e verificare i metri quadrati indicati. In secondo luogo – con tanto di prove alla mano e dati catastali che illustrino la superficie abitabile di casa nostra – si può procedere con un’istanza di rimborso direttamente presso il proprio Comune. Qualora il Comune si rifiutasse ci si può rivolgere al giudice tributario.