La Rai chiude le finestre e il Nove apre il portone, proprio come sta accadendo per Antonio Scurati che domenica prossima (28 aprile) sarà ospite a Che Tempo Che Fa. Il giornalista è salito alle cronache nei giorni scorsi a causa del suo monologo sul 25 aprile, che doveva trovare spazio nel salotto di Serena Bortone, a Che Sarà. Come ormai tutti sanno, la sua presenza su Rai 3 era stata annullata all’improvviso, adducendo non ben precisati motivi economici, cosa che non ha convinto del tutto la conduttrice, la quale si era presa la responsabilità di leggere per intero le parole dello scrittore in difesa della libertà. Tra indagini interne, in Rai e non, commenti vari e indignazione popolare, per quella che è apparsa a tutti gli effetti una censura di TeleMeloni, ora è il canale Nove a prendere la palla al balzo e dare voce e ospitalità a Scurati da Fabio Fazio.
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Che Tempo Che Fa sul Nove ospita Antonio Scurati dopo il no della Rai
È di oggi 25 aprile la notizia che Antonio Scurati sarà ospite a Che Tempo Che Fa domenica prossima. Proprio il giornalista, autore del monologo sul giorno in cui si celebra la Liberazione dal regime fascista in Italia, che la Rai non ha più voluto a Che Sarà su Rai 3, troverà spazio e voce sul Nove, come spesso è successo in passato. Non è la prima volta infatti che la trasmissione di Fabio Fazio, anch’essa migrata qui tempo fa, dà ‘asilo‘ a personaggi che la Tv di Stato non ha mandato in onda, come accadde per Fedez e Roberto Saviano. Inoltre, durante la puntata di domenica scorsa, Scurati e la scelta della Rai, furono proprio tra gli argomenti trattati da Fazio, che prese le difese dello scrittore: “Nel 2024 non siamo ancora d’accordo su valori che dovrebbero essere fondativi e assodati: l’antifascismo, festeggiare il 25 aprile, dunque la libertà, la possibilità di essere qui stasera a parlare, consentire a quelli che la pensano in modo diverso di parlare lo stesso. È persino servizio pubblico, lo dice la parola, dovrebbe essere di tutti”.
Il testo del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile (e che la Rai non voleva mandare in onda)
Ecco il testo del monologo ‘incriminato’ sul 25 aprile, ormai virale in rete, e che Serena Bortone lesse su Rai 3 al posto di Antonio Scurati:
Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati. Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.
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