Paola Ferrari si scaglia di nuovo contro Elodie. Ospite a La volta buona di Caterina Balivo, la conduttrice Rai ha criticato alcune scelte della cantante romana, ribadendo come, a suo avviso, mostrare il proprio corpo abbia il solo obiettivo di vendere. Un pensiero già espresso lo scorso anno durante un’intervista con La Verità, e che già all’epoca aveva sollevato un polverone. Ma vediamo insieme cosa ha detto la giornalista.
Intervistata da Caterina Balivo a La volta buona ieri, 6 maggio 2024, Paola Ferrari ha inizialmente espresso il suo giudizio sul talento musicale di Elodie: “Bella, quando è bella. Se è bravissima? Oddio, bravissima… adesso non esagererei. Non è che è Mina o Laura Pausini, è brava ed è bellissima. Se è vero che la Carrà e Mina erano altrettanto trasgressive? Ti prego, non mi puoi dire così, perché io soffro. Non mi puoi parlare della grandissima Raffaella e di Mina“. Sulla scelta di Elodie di mostrare il proprio corpo, invece, Paola Ferrari ha ribadito il pensiero espresso lo scorso anno durante un’intervista con La Verità, dicendo: “Perché me la sono presa con Elodie? Perché tu non puoi pubblicizzare il tuo disco, o quello che è… mettendoti in un certo modo dicendo che lo fai per essere libera. Se vuoi svestirti lo fai, sei libera di faro, che tu sia bella o meno bella. Ma usare quella scusa per vendere e dire che lo fai per dimostrare la tua libertà mi fa ridere. Noi donne dobbiamo dimostrare la nostra libertà in altri modi. Poi faccia quello che vuole, ma non usci quell’arma perché lo trovo…“.
A difendere Elodie dalle critiche di Paola Ferrari, la conduttrice Caterina Balivo: “Io trovo che sia bravissima oltre che bellissima. Ma poi se ci pensi anche la Carrà e Mina erano molto trasgressive. Tranquilla Elodie, anche paola qui con noi è molto sensuale e lo è stata anche in passato”.
Già lo scorso anno, Paola Ferrari aveva espresso il suo giudizio su Elodie in un’intervista al quotidiano La Verità: “Non mi può venire a dire che mostrare il suo corpo sia una lotta per l’emancipazione. Quella battaglia però la abbiamo fatta negli anni sessanta e settanta, con la minigonna inventata da Mary Quant. Allora il corpo era strumento per la libertà. Oggi a mostrarlo si entra nel circolo vizioso dell’oggettivazione, ed è pericoloso. Avrai in cambio più foto, più titoli di giornale, più pubblicità e più guadagni. Legittimo pure questo, ma non lo si confonda con una battaglia per l’emancipazione. Mi si rivolta lo stomaco, quando sento certi ragionamenti. Pensiamo solo a lavorare e impegnarci, e basta”.
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