Ennesimo caso di sommossa popolare in America, con la morte – nel corso di un arresto da parte della polizia di Los Angeles – di un afroamericano: nello specifico si tratta di Keenan Anderson, insegnante 31enne e cugino di Patrisse Cullors, fondatrice del movimento Black Lives Matter, la quale ha immediatamente preso la parola per denunciare l’accaduto e raccontare chi fosse la vittima: “Mio cugino aveva passato gli ultimi dieci anni a difendere i diritti dei neri uccisi. Sapeva cosa c’era in gioco e stava cercando di proteggere se stesso. Nessuno lo ha aiutato”.
Anderson è deceduto lo scorso 3 gennaio per un arresto cardiaco: bloccato dalla polizia, secondo più versioni sarebbe stato colpito ripetutamente con un Taser: la versione degli agenti riporta un intervento a seguito di un incidente d’auto a Venice, Los Angeles, dove hanno trovato Anderson visibilmente agitato.
Il servizio della Nbc ha specificato che la polizia ha tentato a più riprese di tranquillizzare l’uomo prima di immobilizzarlo a terra.
Immediata l’indagine, aperta dalle Istituzioni, con la quale si cercherà di fare luce sulla vicenda.
Il razzismo sullo sfondo: resta uno dei problemi atavici della società americana, fortemente segnata da divisioni razziali che tracciano un solco tra chi la pensa in un modo e chi in quello diametralmente opposto.
Le proteste afroamericane contro gli abusi della polizia si sono snodate ovunque, anche a Los Angeles, dove il movimento Black Lives Matter – le vite dei neri contano – ha riscosso numerose adesioni ed è molto attento agli avvenimenti che accadono lungo tutto lo Stato.
Di contro, chi ne prende le distanze lo ha ribattezzato Black Lies Matters – tanti bugiardi, dicono, che continuano a mentire e si schierano in maniera netta con l’operato delle forze dell’ordine.
Naro nel 2013 come hastag: #BlackLivesMatter. Il movimento attivista che si è originato negli spazi delle comunità afroamericane di tutto il mondo, e che ha raccolto presto le adesioni di cittadini di qualunque altra razza, ha preso piede il 26 febbraio 2012 quando George Zimmerman, dopo aver ucciso sparandogli il diciassettenne afroamericano Trayvon Martin, venne assolto.
I social divennero uno strumento di rapidissima diffusione del messaggio e del grido di protesta afroamericano, convogliando presto in una sommossa popolare, non sempre pacifica, e universale.
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