Alcuni l’hanno definita “virata trash” da parte di Ilaria D’Amico che ha deciso di aprire il suo programma, Che c’è di nuovo su Raidue, a Wanna Marchi. Le polemiche della vigilia erano dettate dal fatto che venisse concesso ancora spazio alla “regina delle televendite”, incappata nel corso degli anni in più di una vicissitudine giudiziaria, e che lo si facesse in nome di sua maestà, l’Auditel. Nove, con quella di stasera, le puntate andate in onda nel corso della stagione: dallo scorso ottobre, lo share medio non arriva al 3% con picco al 3,9% raggiunto lo scorso 22 dicembre.
Le premesse affinché l’ospitata di Wanna Marchi possa dare una spinta agli ascolti ci sono tutte. La storia di Marchi è un’altalena di fatti, situazioni e vicende che chiedono ben altri tempi rispetto a quelli di una intervista di qualche decina di minuti in tv. Non per niente Netflix ne ha fatto di recente una serie di grande succeso, Wanna: quattro episodi (Scioglipancia, Diavoli, Mago, Cattive) per oltre tre ore di filmati, ricostruzioni e testimonianze.
Wanna Marchi è stata arrestata una prima volta nel 1990 e condannata a 1 anno e 11 mesi di reclusione per concorso in bancarotta fraudolenta per il fallimento della società “Wanna Marchi” a lei intestata.
Nuovamente arrestata il 24 gennaio 2002 e, al termine del processo-bis per truffa aggravata, condannata in primo grado dal Tribunale di Milano per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, a dieci anni di reclusione. Il 27 marzo 2008 la Corte d’Appello riduce la pena a nove anni e sei mesi e la Cassazione, il 4 marzo 2009, conferma la pena.
Eppure, se Wanna Marchi ancora incide negli ascolti è anche perché ha sempre mostrato un carattere e una personalità fuori dal comune: in tal senso, la scelta di D’Amico è assolutamente legittima, ovvero raccontare uno spaccato della recente storia italiana attraverso una delle protagoniste indiscusse.
E, nel bene o nel male, la storia la scrivono anche quelli che non sono e non saranno ricordati come esempi positivi.
Ilaria D’Amico ha cercato di raccontare Wanna Marchi parlando con la diretta interessata.
A precedere il faccia a faccia tra Ilaria D’Amico e Wanna Marchi, la tavola rotonda con il governatore della Puglia Michele Emiliano, il virologo Matteo Bassetti, Francesco Storace e Peter Gomez che hanno parlato degli sprechi in seno alla sanità nel periodo successivo all’emergenza del Covid.
Si continua con uno dei casi di cronaca nera e giudiziaria che più hanno tenuto banco negli ultimi anni: perché ci sarebbe la possibilità di riaprire il processo della strage di Erba per la quale, dopo confessione, sono stati condannati i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi?
Le dichiarazioni di colpevolezza, poi ritrattate dalla coppia, hanno lasciato più di un dubbio: le confessioni sono piene di incongruenze o ricche di dettagli? Un nuovo testimone farà riaprire il processo? Ne hanno parlato la “Iena” Antonino Monteleone, il conduttore Salvo Sottile, il giornalista Peter Gomez.
Insieme a Wanna Marchi, in studio anche la figlia Stefania Nobile: unite, indissolubilmente unite nei momenti di gloria e in quelli più difficili, la coppia ha sempre dato dimostrazione di inscalfibilità.
Si comincia con un video che ne riassume la storia: dalle stelle alle stalle, dai soldi ai processi, dal lusso alla galera. “Wanna Marchi: ascesa e declino della regina delle televendite”: è con questa sovrimpressione che D’Amico si accinge ad affrontare l’intervista.
Marchi e D’Amico con tocchi di rosso nell’abbigliamento, Nobile in nero: si autodefiniscono regina e principessa. Con loro in studio Stefano Zurlo e Salvo Sottile, in collegamento c’è Vittorio Sgarbi.
L’Italia che crede e ha ancora bisogno di credere nei maghi: è così che D’Amico introduce le ospiti ma Nobile – collegandosi alla parte precedente della trasmissione – si lancia in una rivelazione: “Mia mamma è stata in carcere con Rosa Bazzi”. Prende la parola Wanna Marchi: “Sì, a Bollate con Rosa: la difenderei sempre a spada tratta, è una donnina gentile e buona, un po’ bambina, incapace di uccidere. Io, gli assassini veri, li ho conosciuti bene: lei non lo è”.
D’Amico riprende in mano il filo è chiede a Marchi: “Cosa vi portate dietro, dall’esperienza del carcere?”. Risposta prontissima: “Chi non l’ha vissuto non può capire, non si può spiegare, si tratta di un’esperienza terribile. Posso augurare la morte ma non il carcere”.
“Siete pentite?”, prosegue D’Amico. “Il pentimento non ci appartiene: uno che ha fatto nove anni di carcere si deve anche pentire? Il pentimento te lo offre la magistratura per uno sconto che noi non abbiamo chiesto, non abbiamo patteggiato”.
E quando Zurlo le incalza, chiedendo se almeno qualche rimorso o una riflessione rispetto alle vittime, vi sia, Marchi e la figlia hanno replicato stizzite: “Noi siamo venuti per parlare delle truffe di oggi, sono passati 22 anni, non possiamo avere ancora un processo: abbiamo fatto la galera e l’abbiamo somatizzata, il mondo non è cambiato, la gente dai maghi c’è sempre andata e continua a farlo”.
Interpellato anche Sgarbi – “Cosa pensi di Marchi e Nobile e di chi ha comprato il prodotto?” – ecco la replica:
Non capisco la necessità di questa trasmissione, è un caso di cronaca: considero da sempre Marchi un personaggio televisivop a metà tra le figure della notte e le caricature di Mussolini. Vedevo questa donna con mia madre che cominciava a insultare tutti: era irresistibile ma evidentemente una caricatura. Nessuno che abbia fatto la terza media può prendere sul serio il divertimento di queste persone. Però le vittime erano diplomati e laureati: vuol dire che non potevano essere ingannati, andavano arrestati loro se incapaci di riconoscere una caricatura.
Stefania Nobile: “Non entravamo nelle case con bazooka e costringevamo a comprare: io da un mago non sono mai andata. Perchè la gente va dai maghi? Io non ci sono mai stata”. Marchi insiste: “Un adelle frasi che ho detto è che i coglioni vanno inculati”.
Delle numerose interviste rilasciate nel corso degli anni da Wanna Marchi, una di quelle rimaste nella memoria televisiva è quella rilasciata a Massimo Giletti a Non è l’Arena immediatamente dopo l’uscita della docu-serie Wanna su Netflix.
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