Nella puntata di martedì scorso, 30 aprile, de Le Iene è andato ospite Marcello Cesena, il comico ha recitato un monologo sulle difficoltà che si incontrano sul proprio percorso professionale. Il video è diventato in poco tempo virale, suscitando reazioni commosse sui social.
“Ho cinque anni quando mia madre mi dice che mi cercano per interpretare Mastroianni bambino a teatro. È uno scherzo naturalmente, ma ci casco come una pera, divento pazzo e mi metto a urlare che sarei stato Mastroianni, e le maestre dell’asilo, preoccupate, convocano mia mamma”. Questa l’intro del monologo di Marcello Cesena a Le Iene andato in onda martedì 30 aprile.
L’attore è diventato famoso in tv soprattutto per il suo personaggio di Jean Claude. Questa volta a spiccare è stata la sua intensità nel recitare un discorso motivazionale sulle sfide professionali. “A vent’anni – prosegue Cesena – provo a entrare in una scuola di recitazione e alla fine del provino sento qualcuno che dalla platea dice: ‘Ma dove vuoi andare con quella voce assurda?!’ È come se mi avessero sparato. Torno a casa, crollo in depressione. Tre giorni dopo mi telefonano: sono ammesso alla scuola. Giuro, non ho mai capito cosa è successo”.
“Alla fine del secondo anno – continua – mi chiama il mio insegnante e dice che la mia voce in teatro non funziona. Che io non funziono. Seconda fucilata. Una settimana dopo, sempre lui, inspiegabilmente mi scrittura in un suo spettacolo. Debuttiamo, ma la mia parte è piccola, e capisco subito che sul palcoscenico sono praticamente invisibile. Così, visto che interpreto un tisico, decido che i tisici sono verdi e comincio a truccarmi la faccia color verde mela, con in più la solita voce assurda”.
Prosegue ancora Marcello Cesena che un giorno viene notato da Giorgio Albertazzi: “Giorgio Albertazzi una sera vede lo spettacolo e chiede chi sia quel pazzo che recita truccato come Kermit la rana. Mi fa un provino e mi sceglie per fare il coprotagonista di Enrico IV di Pirandello, uno dei suoi maggiori successi. Da allora è sempre andata così: Sei troppo alto, sei troppo magro, hai la voce troppo assurda, …e poi mi davano il ruolo”. Il monologo dell’attore si conclude con una riflessione basata appunto sul fare dei propri punti deboli dei punti di forza: “Se davvero ho capito una cosa del mio lavoro, è questa: quando ti dicono che hai qualcosa di sbagliato, non spaventarti. Vuol dire solo che ti hanno notato. Oh Madre!”
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