Questa sera (14 marzo) a Belve su Rai 2, Francesca Fagnani ospita anche Gabriel Garko. L’attore, insieme a Heather Parisi e Concita De Gregorio, è infatti uno dei tre ospiti che la conduttrice intervisterà nel corso della puntata. Tra racconti di vita, confidenze e aneddoti piccanti vissuti sui set, Garko ha anche ricordato i momenti bui della sua vita, sia professionale che privata, e le sue finte e vere love story prima di fare il suo coming out.

Gabriel Garko e il ricordo del set con Tinto Brass

Ospite di Francesca Fagnani a Belve, Gabriel Garko ha ricordato la sua esperienza sul set di Senso ‘45, il film erotico diretto da Tinto Brass. L’attore, come riporta Davide Maggio nelle sue anticipazioni, ha svelato i dettagli di una delle scene più hot della pellicola:

C’era questa scena in cui io ero coricato a pancia in su e c’era una ragazza che doveva simulare un atto… orale. Il problema è stato che quando Tinto ha dato azione, lei mi girava attorno (ha indicato le sue parti intime, ndDM), però gira e rigira ad un certo punto la reazione c’è stata. E Tinto mi ricordo che disse: ‘Stop, spruzzino’.

E il racconto di Garko prosegue, mentre ricorda divertito la sua reazione alla parola ‘spruzzino’:

Io dissi: ‘Che caz*o è sto spruzzino?’ Ed è arrivata una con l’acqua fredda. Io ero in imbarazzo totale. Però, cose che capitano”.

L’intervista di Garko a Belve

Nel corso dell’intervista a Belve, oltre alle parti più esilaranti, Gabriel Garko e Francesca Fagnani hanno toccato anche argomenti decisamente più seri, come della profonda crisi vissuta dall’attore in passato:

Ci sono stati dei momenti molto duri, molto faticosi. La mia analista era sorpresa che non mi fossi suicidato o drogato. (…) C’è stata una volta in cui ho pensato di farla finita. Ho avuto dei pensieri, perché non mi andava più di andare avanti, ma non avrei mai il coraggio di farlo. Anche nel brutto voglio sempre sapere come va a finire.

Per poi ricordare anche il cosiddetto Sistema Ares Gate:

Si diventava un po’ tutti omertosi. Era un sistema e io non ne conoscevo altri. (…) C’era una dose di inconsapevolezza molto forte. è difficile spiegare oggi come si viveva negli anni novanta, volendo fare questo lavoro, con le regole che esistevano. Se andiamo indietro nel passato ci sono tantissimi miei colleghi molto più famosi di me che hanno fatto anche peggiori, non soltanto nel nostro ambiente. Penso che o così o pomì, per fare un lavoro bisognava omettere determinate cose.

E infine il ricordo delle false storie d’amore con le colleghe:

Era motivo di litigio perché io non volevo. Inizialmente ho detto ‘Ok, non posso dichiararmi per la mia natura, allora non dichiaro nulla e non voglio fingere’, ma purtroppo era così e reggevo”. (…) Con Manuela Arcuri è stata una storia vera.

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