Una lunga intervista che vi proponiamo in forma integrale ma che ha già ricevuto la bocciatura del Codacons che da tempo porta avanti la sua lotta contro la coppia dei Ferragnez e che aveva criticato aspramente già il solo annuncio della presenza della Ferragni da Fazio.
“Chiara Ferragni deve togliersi dalla bocca le parole ‘fraintendimento’ e ‘buona fede’, perché quando un pandoro viene venduto attraverso comunicati stampa e cartigli che lasciano intendere ai consumatori l’esistenza di un legame tra vendite e donazioni in favore dei bambini malati di cancro, non può esserci alcun tipo di fraintendimento e nessun errore di comprensione da parte dei cittadini”. NOTA CODACONS
“Prima tremavo un po’ ma ora sto bene, sono contenta di essere qua, oggi dobbiamo essere sinceri. È un periodo tosto, ma tutto va messo nel giusto contesto, perché la mia storia è piccola rispetto alle tragedie che accadono ogni giorno nel mondo. Sono stati due mesi e mezzo tosti, in cui mi sono trovata al centro di un’ondata d’odio. Si potrebbe pensare che io sia preparata ad affrontare una cosa del genere, ma niente prepara alla violenza di certi attacchi, quando senti che sei attaccato da tutte le parti. È stato difficile anche per me, seppure queste cose le abbia vissute tante volte sulla mia pelle”.
Sulla pericolosità dei social media: “I social media sono fantastici quando tutto va bene e diventano un incubo quando tutto va male, di questo bisogna esserne consapevoli, ma quando lo si prova sulla propria pelle è sempre molto diverso. È un po’ un gioco, quando sono tutti lì ad osannarti naturalmente ci si sente invincibile, mentre quando si viene criticati aspramente, anche a ragione volte, è tutto più difficile, ci si sente accerchiati”.
Sulle vicende degli ultimi mesi: “Il 15 dicembre 2023, quando c’è stata la sentenza dell’Antitrust, è stato uno spartiacque. Fino a quel momento pensavo di aver fatto delle classiche operazioni commerciali in totale buonafede e pensavo di non aver fatto nulla di sbagliato. In quel momento mi sono resa conto che evidentemente se alcune persone avevano frainteso le mie intenzioni, quello che avevo detto e scritto, voleva dire che le cose dovevano essere fatte in un altro modo e dovevano essere fatte meglio”.
Sulla comunicazione dell’operazione del pandoro Balocco: “In fase contrattuale abbiamo chiesto che venisse fatta questa donazione di 50mila euro, ma a noi faceva comunque piacere comunicare la beneficenza. Siamo dell’idea che la beneficenza non sempre debba essere fatta in maniera privata, io stessa l’ho fatta privatamente tante volte, però quando la si fa pubblicamente può creare fenomeni di emulazione, può accendere un faro su delle cause sociali. A me è successo a Sanremo, quando ho deciso di devolvere il mio intero cachet all’associazione D.i.Re., che si occupa di aiutare donne che subiscono violenza fisica, psicologica, economica, e non mi sono limitata a donare il cachet, ma ho cercato di farle parlare in tutte le sedi possibili. La stessa cosa è successa durante il Covid, per creare effetti emulativi, quando io e Federico abbiamo fatto una donazione iniziale di 50mila euro l’uno, che se non avessimo comunicato sarebbe rimasta a 100mila euro. Nel caso del pandoro Balocco, se effettivamente c’è stato un fraintendimento e le persone hanno capito male, le cose potevano essere fatte meglio, c’è stato un errore.”
Sulla percezione di sé: “Ho capito che non devo cercare di essere sempre forte, tutta d’un pezzo e perfetta. Tutti sbagliamo e commettiamo errori, è bello far vedere le imperfezioni. Quando ero piccola guardavo le modelle, le attrici, le cantanti, immaginavo il loro successo e mi dicevo che se un giorno fossi mai arrivata ad ottenere quel successo mi sarei sentita la persona più in pace al mondo, niente mi avrebbe scalfita. Io sono arrivata ad avere degli obiettivi molto più grandi dei sogni che avevo da bambina, eppure le insicurezze che avevo da bambina sono le stesse che mi porto adesso. È importante parlare delle nostre fragilità e delle insicurezze che non vanno mai via, bisogna imparare a conviverci e avere un gruppo di supporto che ti può aiutare anche quando non si crede più molto in se stessi”.
Sui rapporti commerciali e la beneficenza: “Adesso c’è una normativa più chiara per questo tipo di operazioni. Tre giorni dopo che è scoppiato il caso Balocco ho fatto un video perché ero terrorizzata dal non dimostrare la mia buona fede. Volevo che le persone sapessero che quello che era stato fatto, se anche le cose potevano essere fatte meglio, c’era buona fede. Per cui mi sono messa a fare questo video – che poi è stato analizzato varie volte, in cui mi ero anche truccata decentemente e sono stata accusata di essermi ripresa struccata – perché l’idea era far passare il concetto che se avevo sbagliato ero pronta a restituire tutto quello che le mie società hanno guadagnato, perché ero in buona fede. Chiedo scusa e non farò mai più operazioni di questo genere, perché se creano fraintendimenti è sbagliato farle, io non mi voglio più trovare in questa situazione in futuro. Per cui sì, col senno di poi è meglio scollegare rapporti commerciali e beneficenza”.
Sul racconto della vita sui social: “Io ho raccontato tanto ma non tutto. Quando si pubblica tanto come me si rinuncia a una parte della propria privacy in favore del racconto personale, ma io sono sui social media da quando avevo 15-16 anni, ho cambiato social media ma il mio racconto è sempre stato lo stesso: sono io, quello che faccio, la mia vita e i miei sogni. Quindi in realtà non c’è differenza fra mondo virtuale e la vita reale. I social sono una piccola parte della mia vita e quello che mostro è la me autentica, chi mi conosce lo sa che ci sono mille cose di me che non racconto sui social media, ma quello che si vede è autentico. Alcune persone se ne rendono conto, altre purtroppo vedono qualcos’altro”.
Sulle dietrologie della tempistica della crisi di coppia con Fedez. “Si pensa sempre un personaggio dietro a lo schermo sia un personaggio artificiale, quindi dietro qualsiasi mossa io faccia si pensa sempre che ci sia un pool d’esperti, qualcuno che mi consiglia, io stratega che decido ‘Adesso io e mio marito ci allontaniamo per far credere a questa crisi’ quando purtroppo non è così, mi piacerebbe essere una tale stratega, sarebbe meglio della realtà delle cose; no, purtroppo non è una strategia. È l’idea di essere un personaggio pubblico, tu rinunci alla tua privacy e quando nei momenti in cui chiedi privacy è difficile anche averla”.
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