Il day after del Festival di Sanremo 2023, quello della vittoria sacrosanta di Marco Mengoni, si è aperto con un messaggio criptico, enigmatico e provocatorio di Adriano Celentano. Ha scelto Instagram, il Molleggiato, per sentenziare: “Anche stamattina ho letto i giornali, ora è certo, non potrò più tornare in televisione”.

Celentano e la televisione

Celentano fa un passo di lato: basta televisione. Prima reazione, a caldo e da profondi estimatori del Celentano cantautore: ce ne faremo una ragione. Meglio abbia detto così piuttosto che: Ora è certo, non potrò più cantare. Perché in ambito musicale, Celentano, ha scritto la storia, tracciato una via, scoperto sentieri nei quali, successivamente, parecchi altri suoi colleghi si sono incamminati.

Le trasmissioni televisive di Celentano

In tv no: ha stimolato interesse e dibattito, per carità, ma il segno, nel piccolo schermo non lo ha lasciato. Rockpolitik, Francamente me ne infischio, 125 milioni di caz..te, Svalutation. Per dire: perfino Adrian: visti, con più o meno partecipazione ma visti. Qualche spunto interessante, qualche elemento per creare dibattito e fare analisi: niente a che vedere, però, con Serafino, Asso, Er più e qualche altra perla di quando si è messo a fare anche l’attore.

Celentano e il Festival di Sanremo

Celentano dice basta tv e lascia tutto in penombra: dice e non dice, insinua, lascia intendere. Lui che al Festival è sicuramente affezionato – avendovi partecipato cinque volte, una delle quali con vittoria finale, nel 1970, con la canzone Chi non lavora non fa l’amore, interpretata con la moglie Claudia Mori – avrà seguito altrettanto bene sia la kermesse che le polemiche a corredo.

Le polemiche del dopo Festival

Quel che è successo il giorno dopo la finale di Sanremo 2023, ovvero il 12 febbraio, è che sui quotidiani campeggiava la necessità della politica di stravolgere i vertici Rai. Sono emerse tutte le contrapposizioni a una certa decenza che Amadeus e il suo Festival hanno stappato e fatto uscire dalla bottiglia.

Celentano e la libertà di espressione

È da leggersi così – supposizione – l’uscita di Celentano, quasi a dire: in un Paese dove fare televisione vuol dire non poter esprimere liberamente un pensiero o un certo punto di vista, non c’è spazio per me. La provocazione, appunto, o la partigianeria: prendere posizione. E questo, va riconosciuto, a Celentano è sempre riuscito: parlare poco per dire tanto.

Ed è un parere, il suo, che va certamente tenuto da conto: sono pochi altri, oltre lui, che possono permettersi il lusso di far parlare di sé o del proprio lavoro ancor prima che quel lavoro sia cominciato. Sono pochi, oltre Celentano, a fare rumore prima ancora di mettersi al di qua della cinepresa e cominciare lo show. Sono pochi, e lui è tra essi, a beneficiare di una autorevolezza acquisita che gli consente di trasformare ogni parola, ogni gesto in un macigno.

Basta televisione… in attesa della prossima canzone

L’ultima provocazione di Celentano è un atto d’accusa contro un certo modo di intendere la televisione, di fare televisione (o di fare politica, i due ambiti li ha spesso sovrapposti). Forse dieci, quindici anni fa queste sue stesse parole sarebbero servite a fare da apripista per dare il via a un dibattito infinito che coinvolgesse intellettuali, appassionati, telespettatori. Stavolta, invece, no: la provocazione è scivolata via.

Ripresa da pochi e con nessuno che gli abbia dato seguito. Forse è solo perché le generazioni che influenzano di più, oggi, sono quelle successive a quella di Celentano. Forse è solo il segno tangibile del tempo che passa. Però dire che ce ne faremo una ragione, no. Non è così e sarebbe sbagliato. Non ce ne faremo una ragione però ce lo faremo andare bene. In attesa – questo sì – della prossima, imperdibile canzone.

Tagged in:

Rai 1